Circular Economy Enablers
In un contesto di deglobalizzazione delle catene di approvvigionamento e di impennata dei costi, c’è un settore che resiste, perché le sue aziende non sono esposte né alle perturbazioni della domanda né a quelle dell’offerta. Sono gli abilitatori dell’economia circolare.
Con il mantenimento da parte di Biden dei dazi dell’era Trump verso la Cina, la strategia bipartisan di “deglobalizzazione” favorisce il reshoring e avvantaggia chi abilita la circolarità, in particolare chi noleggia attrezzature e macchinari per l’edilizia. Società di noleggio di attrezzature, come Ashtead Group e United Rentals, non solo sono isolate dagli aumenti dei costi delle materie prime, ma non sono nemmeno coinvolte nella vendita dei prodotti finali. Dall’impennata dei costi potrebbe fiorire anche la sharing economy, esemplificata da aziende come Herc Holdings (ex Hertz), con modelli di utilizzo che si affermano rispetto alla tradizionale proprietà. In risposta alla localizzazione delle catene di approvvigionamento, si prevede che le imprese investiranno massicciamente nella produzione industriale intelligente e robotizzata, spinta dall’efficienza delle risorse in un contesto di scarsità e costi più elevati. Questa tendenza dovrebbe far crescere la domanda di accordi di licenza con i leader della produzione tecnologicamente avanzata, come Lenzing e ANSYS.1
Environmental Impact
L’amministrazione Biden ha implementato delle regole per limitare l’influenza della Cina nella catena di fornitura dei veicoli elettrici (“EV”) negli Stati Uniti. Si tratta di una mossa che mira a garantire il futuro dei veicoli elettrici statunitensi, affrontando le preoccupazioni per il dominio della Cina in tecnologie e risorse chiave come il litio, il cobalto e la grafite.
A partire dal mese prossimo, i veicoli elettrici prodotti negli Stati Uniti con componenti di batterie di fabbricazione cinese non potranno più beneficiare di pieni sussidi ai sensi dell’Inflation Reduction Act del Presidente Biden, che ammonta a 369 miliardi di dollari. Inoltre, i veicoli elettrici prodotti da aziende con legami significativi con il governo cinese o con accordi di licenza con operatori controllati da Pechino non riceveranno incentivi.
Nonostante le critiche e le tensioni tra le due nazioni, l’amministrazione Biden mira a bilanciare gli obiettivi ambientali con la concorrenza economica, fissando un obiettivo per il 2030 in cui i veicoli elettrici rappresenteranno il 50% delle vendite di nuove auto. Le regole potrebbero avere un impatto sui crediti d’imposta, sulle sovvenzioni e sull’approvvigionamento di minerali critici, ponendo sfide logistiche e finanziarie alla costruzione di una catena di approvvigionamento che non dipenda dalla Cina.2